L'aumento della tassa auto aziendali è un provvedimento controverso, scopriamo perché.
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Quando venne proposta dal Movimento 5 Stelle, l’aumento della tassa sulle auto aziendali venne accolta con favore da tutto il parlamento.
Uno dei tanti provvedimenti volti a limitare l’acquisto di automobili (e incentivare l’acquisto di motori ibridi o elettrici) che come al solito presenta innumerevoli incognite sulla sua efficacia.
La tassa sulle auto aziendali andrà a colpire un numero stimato di 1.5 milioni di lavoratori. La norma è inserita all’interno della legge di bilancio del 2020 (insieme anche alla discussa sugar tax). I parametri sui quali verrà deciso l’aumento di tassazione sono le emissioni di CO2.
Rispetto alla tassazione odierna per chi riceve dall’azienda un’auto con basse emissioni di CO2, inferiori ai 160 g/km, subirà un aumento del 60%. Se sono superiori invece la tassazione aumenterà del 100%. Esonerati da questa tassazione i veicoli ibridi e le auto elettriche.
Questa manovra colpirà maggiormente i lavoratori, con un’effettiva riduzione dei vantaggi ottenuti da questo fringe benefit che faceva risparmiare parecchio sul mantenimento del veicolo e azzerava la stangata del prezzo iniziale.
Ma colpirà sicuramente anche i noleggiatori a lungo termine. Essi vedranno una grossa diminuzione delle vendite che ricadrà anche sul mercato.
Per il governo, il provvedimento porterà un’entrata di 332,6 milioni di euro nel 2020 e aumenterà fino a 387,4 milioni nel 2021. Dal 2022 invece si vedrà un progressivo calo dovuto alla transizione a veicoli meno inquinanti. Processo già in corso. L’Aniasa comunica infatti che durante il primo semestre del 2019 le auto elettriche sono aumentate del 42%, mentre le ibride del 9%.
Sta invece calando la presenza dei diesel con un consecutiva crescita delle emissioni. Da non dimenticare infatti che, ad oggi, un’auto a benzina ha emissioni di CO2 più alte di un’auto diesel.
Una delle tante incomprensioni che circolano oggi nell’opinione pubblica è la credenza che le emissioni di CO2 per chilometro siano direttamente imputabili all’inquinamento. Con questo preconcetto infatti che un’auto come la Fiat Panda 1.2, che supera i 95 grammi per chilometro di CO2 comporterà al gruppo FCA una sanzione.
Considerata quindi più inquinante di una Tesla Model X che emette 0 g/km di CO2. Ragione per cui presto vedremo le city car scomparire. Dovrebbe invece cambiare la vista d’insieme. Si dovrebbe giudicare l’inquinamento non solo sulla percorrenza ma anche sull’intero processo di produzione e dividere i compiti non solo su chi compra ma anche su chi produce.