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Suzuki Jimny, il fuoristrada alla portata di tutti che stupisce per le prestazioni. È arrivato finalmente in tutta Europa mostrandosi al pubblico al salone di Parigi. 102 cavalli e una struttura solida lo rendono davvero versatile. La sua vecchia versione fu una delle auto più vendute e apprezzate della casa giapponese. Il Jimny 2.0 ha già creato scalpore e interesse. Manterrà le promesse e le aspettative?
Esterni
Gli esterni sono proprio quelli di un bel fuoristrada alla vecchia maniera. L’aereodinamica è sostituita da forme squadrate che irrobustiscono la struttura e induriscono la torsione delle componenti. Specchietti ampi e finestrini posteriori fissi richiamano il passato. I parafanghi sono sempre neri e di un materiale plastico impossibile da scalfire. Maniglie rivolte in basso e pratica serratura per entrambe le portiere (elemento da vettura per gite estreme.) I fari frontali sono davvero belli. La S nipponica li divide specularmente, e la griglia di aerazione dona aggressività. Da vera arrampicatrice la gomma posta nel retro sospesa. Abbassandosi sotto la targa posteriore si nota in bella vista l’asse centrale; elemento non voluto esteticamente ma molto apprezzato dagli appassionati.
Tutto fuoristrada, anche nelle forme
Ogni elemento che caratterizza la vista di questa vettura è creato per donare utilità e non bellezza. È forse questo il motivo per cui, semplice e onesta, appare come uscita da un’altra epoca. Ricorda molto il passo corto del Land cruiser Toyota uscito negli anni ’80. Un piccolo cubo con 4 ruote e tanta voglia di camminare. Le prestazioni vanno a discapito della sua poca aereodinamica, anche se sul tetto e ai lati sono accennate delle fossette per l’aria. La parte più bella per osservarla è sicuramente dietro. Fra la gomma di scorta con il bottone di tenuta in metallo e le grandi cerniere ci si innamora subito. Il tetto nero è un optional da 400 euro, consigliato o meno sta molto bene su tutte le colorazioni disponibili.
Motorizzazioni e prestazioni – Suzuki Jimny
Anche per questa nuova versione, la casa giapponese, ha deciso di regalare una sola motorizzazione. Un 1.5 con 4 cilindri che spingono la macchinina in molte condizioni. Si potrà scegliere solamente fra la trasmissione automatica o manuale. I cilindri sviluppano 102 cavalli di potenza che bastano (quasi sempre) a non sentire il peso del 4×4 e della struttura. Un po’ rumoroso questo motore con le marce basse agli altri regimi. Un sottofondo gracchiante e metallico potrebbe diventare l’incubo della gita fuoriporta. Niente da dire sulla velocità massima che spicca per essere, nella versione manuale, molto più alta di quella dichiarata.
Poca leggerezza, molto off-road
La nuova Suzuki Jimny pesa e si sente. Una tonnellata che però si somma all’aereodinamica inesistente e all’altezza da terra. Il baricentro piantato verso il basso, è costituito principalmente dalla trazione integrale. Non è proprio una farfalla. I cavalli del motore sono pochi ma ben sfruttati. Si può fare off-road tranquillamente ma senza aspirare a grandi miracoli. Nell’acqua bassa, nella sabbia e in tutte le mulattiere si comporta egregiamente, portando sempre a casa un ottimo risultato.
Come si guida?
Chi in passato ha già guidato un fuoristrada di razza giapponese sa cosa vuol dire. Il comfort e le prestazioni sono surclassati dalla solidità del mezzo. Lo sterzo, i freni e la dinamica non sono sempre facili e intuitivi. Anche se finalmente, in questa versione, l’elettronica inizia a dare una mano. Molto rigida in curva, riesce però a non saltare sulle buche grazie alle ottime sospensioni. L’accelerazione non è dichiarata, poichè influisce moltissimo il peso dei passeggeri e il livello del carburante. Cambio fluido nella versione automatica che giustifica la spesa in più dal concessionario.
Interni
Gli interni sono minimal e ricordano molto l’impostazione Jeep. La leva del cambio è padrona in mezzo all’abitacolo, e rimane alta come nelle vecchie glorie 4×4. Comandi al volante intuitivi e veloci da premere. Il clima impreziosisce l’abitacolo con i pomelli tondi digitali di potenza e temperatura. Dietro al volante si è sempre padroni dei dati principali. Le spie sono ben visibili e coperte dalla luce, il contagiri e la velocità si illuminano di rosso al buio. L’utilità del mezzo da fuoristrada si intuisce anche dentro. Le plastiche e i materiali duri sono limitati, per evitare collisioni da parte dei passeggeri. (In caso per esempio, di una strada di sassi grandi).
Tecnologia
Come si può intuire, la tecnologia di bordo non è da ammiraglia tedesca. Le grafiche sono ridotte all’osso ma lo schermo a sfioramento da 7 pollici è completo di tutto. Mappe, radio Android Auto ed Apple CarPlay. Tutto accessibile a mano e anche con i guanti (peculiarità dello sfioramento). Buono l’audio per sentire la musica ed effettuare chiamate. Presenti le porte USB, dettaglio che rendono questa macchina un’icona del fuoristrada duro e puro 2.0.
Quanto costa?
Almeno 22.500 euro, ma è molto consigliato prendere la versione automatica. 1500 euro in più che garantiranno prestazioni nettamente migliori. Gli optional sono davvero pochi e quindi il prezzo rimane quello nel listino nella maggior parte dei casi. Non è rivale dei suv e nemmeno amica delle citycar, si caratterizza per identificarsi in un segmento molto preciso. Il suo prezzo è forse un po’ lievitato dato l’aumento di importanza della casa Suzuki.
Conclusione
Tutti la vogliono, tutti ne parlano ma chi la comprerà davvero? Non stiamo parlando di un’auto aziendale o di una utilitaria di facile impiego. Un piccolo fuoristrada dal comfort ridotto non avrà una grande fetta di mercato. Un prodotto forse creato più per stupire, incuriosire e divertire che per sfondare davvero il botteghino. La macchina giusta per gli amanti del passato e delle strade ancora da battere.