Sembra assurdo, eppure è così. Un campione della sua portata, un pilota amante delle altissime velocità, ma al contempo della sicurezza – sono pochi gli incidenti e le manovre pericolose a occorse nella sua brillantissima carriera – per un banale incidente non è più la stessa persona.
Incidente Schumacher
Stiamo parlando di Michael Schumacher e di quel maledetto pomeriggio del 29 dicembre 2013. Schumi si trovava sulle innevate piste di Meribel e stava facendo quello che fanno tutti: sciava. Eppure, in poco tempo si ritrova catapultato all’ospedale di Grenoble, dove viene operato in meno di 48 ore per ben due volte al cervello. Ma la diagnosi non lascia scampo: danno assonale diffuso, il che significa gravissimi e permanenti danni cerebrali. Una grave, anzi gravissima diagnosi, tanto che nelle ore subito dopo l’operazione non si pensava neanche che si sarebbe risvegliato. Quanto alla dinamica dell’incidente, non si è mai fatta chiarezza fino in fondo. Secondo le fonti ufficiali, sarebbe stata una catena di circostanze negative e sfortunate: Michael stava sciando in neve fresca tra due piste, una rossa e una blu; in una curva avrebbe preso un sasso sotto lo sci che lo avrebbe sbalzato in avanti facendolo finire contro una roccia. Ma c’è anche chi ha ipotizzato che l’ex pilota stesse procedendo a velocità molto sostenuta. In ogni tempo, dopo l’incidente Schumi ha trascorso qualche mese in ospedale e dal settembre del 2014 è chiuso e protetto nella villa di Gland in Svizzera, in una stanza attrezzata per tenerlo in vita, dove sta compiendo da anni un lungo percorso di di riabilitazione assistito da un’equipe medica specializzata. Oggi sulle sue reali condizioni di salute si sa poco o niente: la famiglia ha sempre chiesto riserbo e rispetto, ma è di pochi giorni fa la notizia trapelata dalla stampa tedesca: la famiglia starebbe valutando l’ipotesi di trasferire l’ex pilota dalla sua villa in Svizzera ad una clinica in Texas specializzata in traumi cerebrali.