Nuove criticità emergono per il decreto interministeriale 226/2024 sul noleggio con conducente.
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Il recente intervento del Tar del Lazio ha nuovamente scosso il settore del noleggio con conducente (NCC), annullando gran parte del decreto interministeriale 226/2024, fortemente voluto dal Ministro Salvini. Questa decisione, accolta con favore dall’Associazione Imprenditori Mobilità Sostenibile, ha portato alla sospensione dell’efficacia del provvedimento, in particolare riguardo alle modalità di registrazione dei vettori all’app Fdse (Foglio di servizio elettronico). I giudici hanno messo in discussione non solo le modalità di registrazione, ma anche ogni altra disposizione contenuta nel decreto che potesse influenzare l’organizzazione e lo svolgimento dell’attività di NCC.
La sentenza del Tar ha evidenziato come il decreto 226/2024 avesse introdotto disposizioni ritenute “indebitamente” restrittive. I giudici hanno sottolineato che tali vincoli non risultano ragionevoli e proporzionati, considerando il contesto normativo dei servizi di trasporto non di linea. Tra le misure contestate, vi era la pausa obbligatoria di 20 minuti tra un servizio e l’altro, già bocciata in precedenza. Questa nuova pronuncia ha messo in luce ulteriori problematiche, suggerendo che il decreto non si limitasse a stabilire le specifiche per il Foglio di servizio elettronico, ma cercasse di regolare in modo eccessivo l’intero settore.
Le reazioni alla sentenza del Tar sono state immediate e variegate. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha cercato di minimizzare l’impatto della decisione, affermando che il decreto è attualmente “congelato” in attesa dello sviluppo delle funzionalità dell’applicazione digitale. Tuttavia, le associazioni di categoria, come MuoverSì, hanno accolto la sentenza come un segnale chiaro della necessità di una nuova legge sul trasporto pubblico non di linea, criticando i decreti di Salvini per i danni arrecati a turismo, imprese e cittadini.
Inaspettatamente, anche alcuni esponenti della maggioranza di Governo hanno espresso perplessità riguardo al decreto, preannunciando emendamenti per rinviare la sua applicazione. Questi sviluppi indicano un crescente dissenso all’interno della coalizione, con l’obiettivo di trovare una normativa che non limiti la libertà di impresa e non paralizzi un settore cruciale per il trasporto pubblico non di linea.