Scopri come la riforma delle accise sui carburanti influisce sugli automobilisti.
Il governo italiano propone un riallineamento delle accise tra benzina e diesel per il 2030.
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Il governo italiano ha recentemente presentato una proposta di riforma delle accise sui carburanti, un tema di grande rilevanza economica e ambientale. Questa iniziativa, che si inserisce nel contesto delle richieste dell’Unione Europea, mira a rivedere le attuali aliquote fiscali applicate a benzina e diesel. L’obiettivo è quello di raggiungere un equilibrio entro il 2030, con un allineamento delle accise a 0,6725 €/l per entrambi i carburanti. Attualmente, la benzina è tassata a 0,7284 €/l, mentre il gasolio a 0,6174 €/l.
La riforma è motivata dalla necessità di rispondere alle richieste europee legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Questo piano, lanciato per rilanciare l’economia post-pandemia, richiede una serie di riforme fiscali, tra cui la revisione dei “Sussidi ambientalmente dannosi” (Sad). Questi sussidi, che ammontano a circa 3,1 miliardi di euro, sono stati storicamente giustificati dall’efficienza dei motori diesel, ma la crescente consapevolezza riguardo alle emissioni inquinanti ha reso necessaria una rivalutazione di tali agevolazioni.
Le modifiche proposte potrebbero comportare un aumento dei costi per gli automobilisti che utilizzano veicoli diesel, con stime che parlano di un incremento annuale di 15-22 euro. Tuttavia, il governo sostiene che l’allineamento delle accise potrebbe portare a un sistema fiscale più equo e sostenibile. Le associazioni dei consumatori, tuttavia, esprimono preoccupazione per l’impatto economico sui cittadini, evidenziando come la tassazione differenziata abbia storicamente avvantaggiato il settore del trasporto merci, riducendo i costi operativi per le aziende.
Il provvedimento, attualmente in fase di discussione parlamentare, potrebbe entrare in vigore entro il 2026, in linea con la timeline che porta al 2030. È importante sottolineare che le accise rappresentano una parte significativa del prezzo finale dei carburanti, incidendo per il 58,6% sulla benzina e per il 55,1% sul diesel. La riforma delle accise non è solo una questione fiscale, ma si inserisce in un contesto più ampio di transizione energetica e sostenibilità ambientale, obiettivi prioritari per il governo italiano e per l’Unione Europea.