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I sensori di parcheggio sono da anni ormai una tecnologia molto utilizzata. La ritroviamo in tutti i tipi di macchine, ed in particolare in quelle a motore ibrido.
Al momento del parcheggio il sensore emette un suono, quest’ultimo si intensifica quanto più l’auto si avvicina ad un ostacolo, per far sì che l’automobilista capisca a che distanza si trova dallo stesso e possa così fermarsi in tempo. Insieme alla retrocamera, attualmente è una delle tecnologie più utilizzate da quasi tutti i più grandi brand automobilistici, al fine di facilitare la guida e in particolar modo in fase di parcheggio.
Cosa sono e a che cosa servono i sensori di parcheggio?
Come detto prima, i sensori di parcheggio costituiscono una tecnologia che permette al guidatore di un’automobile, camion o autobus di essere messo a conoscenza della distanza tra il proprio veicolo e un altro veicolo vicino o un ostacolo, in genere durante le manovre.
Questi sensori emettono onde ultrasoniche e alcuni prodotti recentemente anche elettromagnetiche, che intercettano l’ostacolo ad essi più vicino e inviano le informazioni a una scheda elettronica, il controller, installata all’interno del veicolo stesso.
Il controller elabora le informazioni e le trasmette a un altoparlante che emette toni intermittenti con intensità e frequenza variabile per dare l’idea della variabilità della distanza e dell’approssimarsi del contatto. Oppure le trasmette a led luminosi che con lo stesso criterio si accendono progressivamente, o ancora a una combinazione dei due sistemi.
Il primo brevetto dei sensori di parcheggio a onde ultrasoniche è avvenuto in Italia dall’Ing. Massimo Ciccarello e dall’Arch. Ruggero Lenci. I sensori di parcheggio vengono prodotti e installati sulle automobili di tutto il mondo, sia di serie sia come accessori. Dal 1989 fino agli anni 2000 si sono succeduti diversi brevetti dei sensori di parcheggio, in particolar modo negli Stati Uniti.
Dove sono posizionati i sensori di parcheggio?
Esistono variazioni nel disegno, nella tecnologia e nelle caratteristiche di interfaccia, ma il sistema base prevede l’installazione di sensori sui paraurti dei veicoli. La presenza di due o quattro cerchietti di circa 15 mm di diametro sul paraurti delle automobili indica la presenza dei sensori di parcheggio a onde ultrasoniche.
Meglio sensori di parcheggio o retrocamera?
C’è un grande di battito su cosa sia meglio tra la retrocamera o i sensori di parcheggio. Difatti, sono entrambe tecnologie valide e i vantaggi che offrono sono tanti in termini di comodità e vantaggi di guida in fase di parcheggio.
La retrocamera, specie con linea delimitativa, garantisce una visuale completa di ciò che sta accadendo, la possibilità di sbattere contro l’auto che si trova a poca distanza dal paraurti è praticamente azzerata ed è facile evitare un eventuale impatto.
Nel sensore di parcheggio aumenta l’intensità del suono all’approssimarsi dell’impatto. La maggiore o minore comodità di una delle due tecnologie dipende da diversi fattori ed è relativa: c’è chi ha maggiormente sviluppato un senso e chi invece un altro. E’ relativa in base al tipo di automobilista e all’abitudine acquisita dallo stesso nel tempo ad utilizzare l’una oppure l’altra tecnologia.