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Ci sono stati videogiochi che hanno contribuito a rivoluzionare il linguaggio e la tecnologia di riferimento con cui verranno realizzati successivamente molti titoli e potenziali best seller, in termini di gaming. Per quanto riguarda l’età moderna dei videogames, Doom ha costituito un vero e proprio spartiacque, dato che tutto quello che è stato realizzato successivamente, ha pagato un debito creativo nei confronti di questo titolo cult.
L’innovazione tecnologica necessaria per il gaming moderno
Questa breve premessa è necessaria perché quello che venne realizzato dagli sviluppatori di Mesquito, in Texas negli anni Novanta, è stato poi applicato con successo a titoli come la fortunata serie di Grand Theft Auto, edito da Rockstar Games. Parliamo del momento in cui il mondo del gaming scopre, in maniera un po’ casuale, la telecamera. Si lavora con i mezzi disponibili a un semi-3D, con una tecnica resa possibile dall’algoritmo geometrico detto ray tracing. Si tratta di una tecnica derivata dal disegno prospettico, capace di creare l’illusione della tridimensionalità facendo uso di una grafica bidimensionale.
Questo genere di accortezza è utile per giochi di diverso genere come action, sparatutto, sportivo e altro, ma farà la fortuna per tutti i titoli dedicati al mondo delle corse e dei motori, di cui GTA costituisce uno degli esempi migliori, in quanto a durata e successo commerciale. Eppure l’idea messa appunto dagli sviluppatori Carmack e Romero, nonostante la loro rozzezza e imprecisione, costituisce la linea guida fondamentale per il videogioco moderno, per come lo concepiamo oggi tutti noi.
Un software che serve per creare l’ambientazione a tre dimensioni
Si tratta infatti di un software che genera l’illusione di un ambiente tridimensionale, nel quale un personaggio e dei nemici possono muoversi e affrontarsi. Quello che oggi viene chiamato appunto il motore grafico di un gioco e che sotto certi punti di vista ha fatto la fortuna di numerosi titoli di vario genere, come ad esempio Fifa per la simulazione di gioco o ancora Gran Turismo per il contesto del racing game. Lo stesso tipo di interazione è alla base di altri contesti ed esperienze di gioco, come quella dei casino live e della sale da gioco per quanto riguarda il settore del gambling online.
La storia dei videogiochi sulle corse automobilistiche
Nel lontano 1973 Atari immetteva sul mercato dei videogames un titolo che è diventato nel tempo un grande classico. Si tratta di Space Race, primo gioco di genere arcade, che venne seguito l’anno seguente da Gran Trak 10. L’anno successivo arriva dal Giappone per conto dell’azienda Taito Speed Race, conosciuto anche con il titolo di Wheels. Una vera e propria pietra miliare per il mondo dei videogiochi e per i simulatori di guida. Già all’epoca vennero eseguiti degli esperimenti di grafica 3D e di interfaccia aptica, capace di creare delle piccole vibrazioni in risposta alla collisione con veicoli, dossi e altri impedimenti. Degli accorgimenti che vista la tecnologia dell’epoca vennero visti come qualcosa di innovativo e di avveniristico. Con Death Race e soprattutto con il titolo Night Driver, Atari mise a segno un altro bel colpo. Eppure è solo con Super Bug, sempre firmato Atari, che assistiamo al primo vero simulatore di guida, considerato anche il primo videogioco in assoluto che offre l’area di gioco a scorrimento multiplo. Ci sono poi altri giochi che sono entrati nella storia come Twin Course T.T. realizzato dalla giapponese Sega, sul mondo delle moto da corsa. Questo titolo si segnala per un altro aspetto tecnico: può essere giocato con due diversi player in simultanea.
L’avvento di Gran Turismo nel mondo del gaming
Prima del 1997, i giochi di auto (racing game) erano divisi tra titoli di genere simulativo e titoli di categoria arcade. In questi ultimi l’elemento fondamentale era dato dal divertimento e la velocità si anteponeva agli altri aspetti, ritenuti accessori, realismo incluso. I giochi automobilistici ci ponevano di fronte a una schermata in cui selezionare il modello di auto, la pista, la tipologia di campionato o di competizione. Ci si ritrovava sulla griglia pronti per gareggiare fino all’ultima curva. Le cose cambiarono però con la venuta di un titolo che rispondeva al nome di Gran Turismo, realizzato da una succursale dell’azienda Sony. A capo di questa realtà c’era un grande appassionato di automobili, Kazunori Yamauchi, già realizzatore di titoli racing arcade come Motor Toon Grand Prix, del 1994. Sony attraverso Playstation getterà quindi le basi, attraverso il successo di Gran Turismo per l’innovazione del genere racing. Come ci riuscirà? Semplice: Yamauchi punta in alto includendo all’interno del gioco ben 140 modelli di auto. Sarà un successo clamoroso e i giochi di automobili non saranno più come prima. Il resto è storia del gaming e dei videogiochi più recenti.