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Definire la guida autonoma è semplicissimo. Si tratta, infatti, di quell’insieme di tecnologie, molto sofisticate, che permettono alle vetture di viaggiare da sole, senza che il conducente debba fare alcun ché. Ma se è vero che definirla è semplice, assai più complesso risulta renderla reale e alla portata di tutti. Certo va detto che i costruttori negli ultimi anni hanno fatto quasi dei miracoli in questo senso. Tanto che oggi, le auto in grado di assistere il conducente esistono e sono già in strada.
Dunque sono auto che possiamo definire impropriamente a guida autonoma (si vedrà meglio più avanti). Con dei limiti, però. Perché chiaramente non è soltanto un problema tecnologico: allo stato della tecnica si deve infatti anche aggiungere il quadro normativo – ancora in via di definizione – e la sicurezza delle strade. Una automobile che prende decisioni autonome, può essere, ad oggi, ancora molto pericolosa. Soffermandoci un attimo sulla normativa, perché i nodi da sciogliere, ad oggi, sono ancora parecchi: il legislatore dovrà stabilire un quadro normativo esaustivo che contempli temi rilevanti, quali la responsabilità in caso di incidente, la copertura assicurativa e quelli che sono definiti come i dilemmi morali di fronte ai quali potrà trovarsi un veicolo a guida autonoma.
Va altresì detto che, una volta definita la normativa e una volta che la tecnologia sarà consolidata e alla portata di tutti – anche in termini economici – dovrebbero registrarsi vantaggi di una certa rilevanza: il numero di incidenti stradali dovrebbe infatti diminuire drasticamente – fino ad essere completamente azzerato – perché, è noto, le macchine difficilmente sbagliano. Gli uomini sì, perché a loro discapito hanno uno svantaggio: la distrazione. Inoltre, un’auto a guida autonoma “vede” di più e meglio rispetto a un’automobilista, perché è dotata di telecamere a 360 gradi, di sensori in ogni punto della carrozzeria, di radar: veicoli, pedoni e segnaletica stradale sono costantemente sotto osservazione.
In pratica, estremizzando, ma non troppo, un veicolo a guida autonoma non avrà più necessità di essere condotto. Perché di fronte a un ostacolo, sarà in grado di reagire meglio del più esperto pilota. Oltre ai sensori, telecamere e radar, infatti, questi veicoli sono dotati di una serie di tecnologie in grado di frenare, svoltare, sterzare. Il primo ABS, è oggi preistoria.
Chiariamolo subito: nessun veicolo già circolante su strada è a guida autonoma.
Va infatti precisato che i veicoli disponibili sul mercato sono tutti a guida assistita. La guida completamente autonoma al momento è lontana, ma tutti i costruttori ci stanno lavorando e le sperimentazioni sono numerosissime. Quanto all’offerta reale, in primis va segnalata Tesla, ma anche Ford, Toyata, Audi, il gruppo FCA, Mercedes, BMW che, al momento, offrono veicoli dotati di diversi dispositivi in grado di assistere il cliente. Frenate di emergenza, assistenza alla velocità, segnalazioni di uscita dalla corsia sono oramai realtà, anche su automobili non eccessivamente costose.
L’obiettivo finale è il sistema di guida autonoma completa, oggi ancora in fase di sperimentazione. Quello che invece è davvero realtà sono le vetture semi-automatiche e le vetture a guida assistita. In altre parole, si tratta di veicoli che devono ancora essere guidati dal conducente come se si trattasse di veicoli “normali”, ma – a differenza di un’auto d’antan – sono dotati di una serie di dispositivi che facilitano la vita a bordo.
Per essere ancora più precisi, occorre fare riferimento alla classificazione voluta da SAE (Society of Automotive Engineers), che individua auto a guida assistita, auto ad automazione parziale, auto ad automazione condizionale e auto ad alta automazione. Poi, come ultimo livello, la piena automazione, ma siamo ancora davvero lontani. Al momento, infatti, l’obiettivo (non ancora raggiunto) è la vettura ad alta automazione, il che significa una vettura in grado di selezionare il percorso ideale a seconda delle istruzioni impartite dal proprietario (non ha più senso parlare di conducente), e in grado di adeguare automaticamente e autonomamente velocità, frenata e direzioni in qualsiasi momento.
In altre parole, l’uomo non interviene mai. Sono invece auto ad automazione condizionale, quelle auto in grado di elaborare una mole enorme di dati rilevati dai sensori, per poi ricavandone istruzioni di guida. Il pilota, però, può e deve poter riprendere il controllo dell’auto in qualsiasi momento, ma l’auto continua a controllare diversi parametri quali l’accelerazione, la frenata e la direzione, anche quando il conducente sta pilotando, ma al contempo sta sbagliando manovra.
Al momento, specifichiamolo, queste auto non sono commercializzate. La scelta deve quindi ricadere, er forza di cose, sulle auto a guida assistita, ossia quelle auto di cui il driver ha il pieno controllo, ma che sono dotate di sistemi in grado di analizzare e monitorare la situazione e di intervenire, quando realmente necessario. Sono dunque auto dotate di dispositivi noti, ma perfezionati: ABS che impedisce il blocco delle ruote a prescindere dalla frenata dell’autista, il cruise control, che consente di mantenere una data velocità di crociera senza dover tenere il piede sull’acceleratore o, anche, tutti i dispostivi di park assist e di rilevamento della corsia.
Come si è detto, la guida autonoma, una volta che sarà perfezionata dal punto di vista tecnologico e normativo, avrà importanti ricadute positive sulla sicurezza stradale. Al momento, però, occorre fare ancora una serie di valutazioni, perché dobbiamo ricordare che, in generale, il parco circolante è ancora molto vetusto, e pertanto avere una macchina ipertecnologica è vantaggioso, ma non troppo, perché occorre fare i conti con gli altri. Di sicuro dotarsi di una vettura dotata di guida assistita, può aiutare tutti.
Ma non si deve pensare di potersi distrarre. Per ora, l’uomo, è ancora indispensabile per garantire la sicurezza stradale.
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