Come funziona davvero un tachimetro auto?
Per chi ancora non lo sapesse, ogni veicolo è dotato di un tachimetro.
Auto, moto e ogni altro mezzo di trasporto hanno a disposizione questo strumento, che permette di sapere a quanti chilometri orari si sta andando. Essenziale per non superare i limiti di velocità, ai quali bisogna prestare molta attenzione quando si percorrono certe strade.
Il termine tachimetro deriva dall’etimologia greca tachys, che significa proprio velocità. Un’origine nobile, e non è un caso quindi che stia proprio a indicare uno strumento posto sui mezzi di trasporto che viaggiano su strada, e che rileva la velocità su strada.
Per le navi e gli aerei tale strumento assume infatti un nome differente. Trattando solo di tachimetro auto, questo misura la velocità delle automobili in maniera istantanea, oppure la velocità media registrata in un certo intervallo di tempo. Dopo che venne brevettato nel 1888, il tachimetro rappresentava inizialmente un optional per le macchine e, solo qualche anno dopo, una parte dell’equipaggiamento standard.
Nel 1993 in Italia fu reso obbligatorio per tutti i mezzi che superavano i 25 chilometri orari.
Inizialmente il tachimetro veniva prodotto solo in versione analogica. Adesso per quasi tutti i modelli di automobile si può sceglierlo digitale. Ad essere differente è solo il modo in cui si legge la velocità, ovvero l’interfaccia grafica.
Molti mentre guidano danno ripetutamente un’occhiata al tachimetro, per assicurarsi di avere una velocità di crociera adeguata e consentita in un determinato tratto di strada. Altri invece lo considerano un mezzo per valutare le prestazioni della propria auto.
Esistono tre tipologie di tachimetri, che si differenziano in base alla tecnologia utilizzata per funzionare. Ci sono i tachimetri magnetici, meccanici oppure che utilizzano una tecnologia ottica.
Il tachimetro auto più installato è quello meccanico, formato da un elemento a forma di albero o di cilindro, il quale gira assieme a un organo rotante con il quale è connesso e, alla forza centrifuga creata in questo modo, fa resistenza la forza contraria di una molla.
Queste componenti sono poi collegate a un altro, che mostra a quanto ammonta la velocità del mezzo.
Quelli magnetici funzionano invece per induzione elettromagnetica. Ancora oggi si discute sui possibili errori di misurazione di questo strumento meccanico. Il tachimetro auto analogico segna una velocità leggermente superiore a quella effettiva, di solito di quattro o cinque chilometri orari. Il tachimetro digitale assicura invece una più precisa misurazione della velocità e lo stesso fa il GPS.
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