Circuito di Imola: caratteristiche e storia del tracciato

Storia e caratteristiche del circuito di Imola e dell'Autodromo Enzo e Dino Ferrari

Un appuntamento fisso nel calendario della Formula Uno. Questa la speranza per il Gp dell’Emilia Romagna, sul circuito di Imola, che dopo la conferma anche nel calendario 2020-21 confida di restare a lungo nella programmazione del massimo campionato per le quattro ruote.

Circuito di Imola: storia

Il circuito di Imola, o se preferite l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, è uno dei templi storici della velocità. È stato appuntamento fisso del Mondiale di Formula Uno fino al 2006, dal 1981 col nome di Gran Premio di San Marino, salvo poi sparire dal calendario delle quattro ruote e riapparire nell’annata 2019-20.

Tanti ricordi nella storia di questo tracciato, su tutti il weekend maledetto del 1994 quando persero la vita Roland Ratzenberger – durante le prove ufficiali – e il mitico Ayrton Senna – nel corso della gara del 1 maggio.

Furono proprio queste due morti a convincere tutti della pericolosità della gara che vide la pista subire, nelle fasi successive, delle importanti modifiche, rallentando alcuni tratti ritenuti eccessivamente rischiosi per i piloti. La curva del Tamburello venne sostituita da una variante. Stesso destino anche per la nota curva Villeneuve. La variante delle Acque Minerali, invece, venne accantonata preferendo una doppia curva a destra con un’importante via di fuga di sicurezza.

Prima della riapertura del circuito nella stagione 2019-20 – con gara vinta da Lewis Hamilton -, l’ultima corsa vide trionfare sulla Ferrari Michael Schumacher. Era il 2006.

Caratteristiche del tracciato

Il tracciato di Imola, sede del Gran Premio dell’Emilia Romagna è da sempre molto tecnico. Ha una lunghezza di 4.909 metri e nell’ultima stagione ha visto le monoposto di Formula Uno protagoniste di ben 63 tornate.

Con 12 curve a sinistra e 9 a destra, il circuito di Imola è stato definito fin dagli inizi un piccolo Nurburgring. Era stato Enzo Ferrari a vedere il potenziale di quel posto: “Il mio primo contatto con Imola risale alla primavera del 1948. Valutai fin dal primo momento che quell’ambiente collinoso poteva un giorno diventare un piccolo Nurburgring per le difficoltà naturali che il costruendo nastro stradale avrebbe compendiato, offrendo così un percorso veramente selettivo per uomini e macchine”, le sue parole in un suo libro del 1980.

Tra le altre caratteristiche del circuito, la variabilità delle marce e la non particolare gravosità sul cambio e sui freni.

Scritto da Andrea Medda

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