Come si sono comportate in borsa le case automobilistiche nel 2020? Ecco tutti i marchi promossi e quelli invece bocciati.
Il 2020 verrà ricordato come l’annus horribilis del settore automotive, non solo per colpa della pandemia di Covid-19. Secondo le stime di Standard & Poor’s, il mercato dell’auto dovrebbe chiudere l’anno con una flessione del 20% su scala globale, con una riduzione più contenuta in Cina dove l’emergenza sanitaria sembra sotto controllo, più alta invece negli Stati Uniti e in Europa dove contagi e decessi continuano a colpire.
Ad ogni modo, le case automobilistiche devono fare i conti anche con altri fenomeni, tra cui l’aumento dello smart working e la sfida legata alla sostenibilità ambientale e all’elettrificazione del parco auto, con investimenti elevatissimi che stanno mettendo a dura prova i conti delle aziende. Allo stesso tempo non tutte le società hanno perso nel 2020, infatti nel comparto automotive c’è stato chi è riuscito a crescere facendo registrare numeri record.
Come emerge dai grafici del Ftse Mib di Meteofinanza, sito web specializzato negli investimenti e nel trading, uno dei titoli in crescita nel 2020 è proprio FCA, con una performance a un anno di +6,84% per il gruppo Fiat Chrysler Automobiles. Le azioni di FCA hanno recuperato soprattutto nell’ultima parte dell’anno, con una quotazione in salita del 73% a sei mesi e del 15% soltanto nell’ultimo mese, con il gruppo automotive che ha fatto segnare immatricolazioni in crescita a novembre grazie alle nuove proposte ibride plug-in.
Bena anche Toyota, con il titolo che ha aumentato il suo valore in Borsa ad un anno dell’8,31%, con una performance di +20% a sei mesi frutto dei risultati positivi sulle vendite in Asia. Rimane stabile Peugeot con il gruppo PSA, con un aumento di quasi l’1% in crescita nell’ultima parte dell’anno, mentre General Motors cresce del 10% nel 2020. Hyundai Motor riesce ad aumentare il prezzo delle azioni di ben il 52% da gennaio ad oggi, confermando la tendenza per il mercato auto asiatico, con il rialzo di quasi il 3% anche per il gruppo giapponese Honda Motor.
Ad ogni modo la vera star è stata Tesla, con un risultato record ad un anno di +687% e una crescita del 44% soltanto nell’ultimo mese. L’azienda di Elon Musk è stata spesso indicata come ipervalutata, una distorsione dovuta in parte al boom dell’elettrico in parte dall’incremento dei trader indipendenti. Come evidenziato dal sito web specializzato ValoreAzioni.com, dove trovare grafici con il valore delle azioni, la crescita di Tesla in Borsa è uno degli argomenti più dibattuti del 2020, in grado di dividere in due le correnti di pensiero all’interno del mondo finanziario.
Tra i titoli peggiori troviamo invece Ford, con la casa automobilistica americana che ha perso quasi il 6% in Borsa in un anno. Calo pesantissimo anche per Volkswagen, colosso mondiale e una delle principali aziende nel settore automotive, con una perdita ad un anno superiore al 15%. Male anche Renault, che insieme a Nissan e Citroen lascia sui mercati il 17% della quotazione. Il numero uno di Renault, Luca De Meo, prevede un ritorno ai livelli pre-crisi non prima del 2022, dopo che il gruppo francese ha perso oltre 7 miliardi nel primo semestre 2020, di fatto il peggiore risultato di sempre nella storia della casa automobilistica transalpina.
I titoli automobilistici rappresentano senza dubbio asset interessanti, infatti nonostante la crisi del 2020 e le difficoltà strutturali l’auto rimane il mezzo principale per la mobilità. Tuttavia si prospetta un 2021 difficile per le aziende del settore automotive, con il Clepa (European Association Automotive Suppliers) che prevede il taglio di 100 mila posti di lavoro il prossimo anno. Le cause sono legate al predominio della Cina nella produzione di batterie per le macchine elettriche, veicoli ormai al centro della nuova mobilità sostenibile sostenuta dall’Unione Europea.
Secondo il Centro Studi Promotor il calo del mercato auto in Italia sarà del 28% nel 2020, con stime negative per il 2021 per l’incertezza sul rinnovo del programma di incentivi pubblici, agevolazioni indispensabili per supportare l’elettrificazione del parco auto nazionale. La maggior parte degli analisi prevede una ripresa del mercato automotive soltanto nel 2022, con l’uscita definitiva dalla pandemia e il ritorno graduale al lavoro in azienda riducendo in parte lo smart working, sebbene una quota considerevole sarà strutturale.