La Cassazione dichiara illegittimi gli autovelox non omologati.
Nuove pronunce della Cassazione mettono in discussione l'uso degli autovelox non omologati
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Negli ultimi anni, la questione degli autovelox non omologati ha sollevato un acceso dibattito in Italia, specialmente dopo le recenti pronunce della Corte di Cassazione. Questi dispositivi, sebbene approvati, non soddisfano i requisiti di omologazione previsti dalla legge, rendendoli di fatto illegittimi. La sentenza n. 10365 della Cassazione ha confermato il sequestro di numerosi autovelox, accusando i produttori di frode in pubbliche forniture e falso per induzione. Questo sviluppo rappresenta un importante passo avanti per gli automobilisti che si trovano a dover contestare multe ricevute da tali dispositivi.
La pronuncia della Cassazione ha messo in difficoltà i Comuni che hanno acquistato o noleggiato autovelox non omologati. Infatti, i contratti stipulati con i produttori indicavano chiaramente che i dispositivi dovevano essere omologati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), mentre in realtà erano solo approvati dalla Direzione Generale per la Sicurezza dei Trasporti. Questa discrepanza ha portato a un rischio concreto di danno erariale, poiché le multe emesse da autovelox non conformi possono essere contestate con successo dagli automobilisti.
La Corte di Cassazione ha stabilito che i produttori di autovelox, fornendo dispositivi non omologati, hanno commesso una frode. Secondo l’articolo 356 del Codice Penale, questa frode è punibile con la reclusione da uno a cinque anni e una multa non inferiore a 1.032 euro. Inoltre, presentando i dispositivi come conformi quando non lo erano, i produttori hanno indotto in errore le pubbliche amministrazioni, configurando il reato di falso per induzione.
Questo scenario evidenzia l’importanza di garantire che i dispositivi di controllo della velocità siano conformi alle normative vigenti, per tutelare sia gli automobilisti che le finanze pubbliche.