L’ultima volta che è stata vista una Toyota proiettare fango alla ricerca di trazione era il lontano 1999, con la Corolla WRC. Era il punto finale di una lunga permanenza nel campionato, durata ben 25 anni e continuativa, trascurando il 1995, anno in cui fu squalificata per ugelli non regolamentari a livello turbo.
A parte questa singolarità in media la casa ha conquistato parecchio, compresi tre titoli costruttori e quattro titoli pilota, grazie alla memorabile Celica GT-Four, nota a tutti gli appassionati.
Ad ora schiere di ingegneri e piloti stanno preparandosi per il 2017. Riuscirà Toyota a colmare il gap di un’assenza dall’ambiente di quasi 20 anni?
Per preparare la vettura alle condizioni più estreme Toyota sta facendo il massimo. Secondo la stampa ufficiale “il telaio è stato progettato con le più moderne tecniche di modellazione”.
Le dimensioni sono praticamente quelle della vettura stradale, ma si è fatto uso di un passo più corto per un migliore inserimento in curva, il passaruota è stato ingrandito per dar spazio a ruote maggiorate e un adeguato sistema di sospensione. Le gomme sono Micheline, il che non sorprende: 7 pollici di larghezza e 17 di diametro per lo sterrato, 8 e 18 per l’asfalto. La carrozzeria sfoggia le arrabbiatissime parti da WRC, con lamine in composito, ampie prese d’aria e un adeguato sistema di deportanza, che consiste di un paraurti allargato e uno spoiler in coda.
La livrea ha un nuovo design, che già porta a immaginarla derapare tra le montagne di Montecarlo o a decollare dai dossi Sardi.
L’interno segue perfettamente la filosofia del WRC: solo lavoro, niente ammennicoli. Le barre d’acciaio si incrociano nell’abitacolo per proteggere i piloti nei ribaltamenti, aiutati da solide cinture multi-punto. Un volante da corsa spunta nell’abitacolo da una plancia in fibra di carbonio, oltre a due grosse leve per scalare le marce e bloccare il ponte posteriore.
Pulsanti colorati costellano l’ambiente, oltre al pulsante rosso antincendio. Insomma roba di tutti i giorni per un pilota rally.
La Yaris è stata quindi trasformata da efficiente veicolo che fa economia ad una bestia sputa-fuoco con iniezione diretta, turbocompressore e un propulsore che eroga oltre 300 cavalli e 407 Nm di coppia motrice a 6000 giri: il veicolo è stato progettato per avere una curva di il più larga e piatta possibile: cosa questa di difficile realizzazione a causa della restrizione da 33 mm dei canali prevista da regolamento.
Il compressore soffia aria nel motore con picchi a 2.5 bar e la linea rossa sta a 8500 giri.
La trasmissione è 4WD con un cambio sequenziale a 6 rapporti e una frizione ZF Sachs. Ai dischi freno l’importante compito di dissipare energia: sono da 300 mm su sterrato e 355 mm su asfalto.
Sotto la pelle la WRC e la Yaris sono diverse come acqua e olio, nonostante la somiglianza esteriore.
Ma chi può dirlo; visto l’ingente sviluppo della vettura in un futuro perché non immaginare una versione AWD pompata disponibile in concessionaria in futuro?