Spunta un ulteriore accordo tra FCA e Tesla, dopo aver già condiviso le emissioni le due case potrebbero condividere anche la tecnologia di Elon Musk.
Sarà possibile vedere la Giulia a batteria? O una berlina sportiva di Maserati che non emette emissioni? Alla luce del nuovo possibile accordo tra FCA e Tesla le domande sorgono spontanee.
La possibilità di guadagnare velocemente la tecnologia collaudata della casa di Palo Alto sarebbe un enorme vantaggio per abbassare le emissioni medie delle vetture del gruppo FCA.
L’amministratore delegato del gruppo FCA, Mike Manley, durante un Q&A presentando i risultati trimestrali si dimostra positivo a un accordo con Tesla per utilizzare la loro tecnologia allo scopo di sviluppare modelli elettrici. Un accordo che porterebbe alla condivisione di batterie e trasmissione, ma anche alla condivisione del pianale Tesla, altrimenti sarebbe difficile stipare tutte le batterie in moduli piccoli.
A una posteriore analisi quindi, si pensa che le nuove auto post accordo saranno modelli di fascia alta e con dimensioni simili alle Model S, 3, X o Y. Inoltre potrà giovarne anche il gruppo PSA, fresco di un possibile accordo.
Questa condivisione è conseguente anche a una recente collaborazione tra Tesla e il gruppo FCA nel condividere emissioni di carburante. Con i limiti di CO2 europei che dovranno raggiungere i 95 g/km per i modelli della gamma entro il 2020, FCA ha pagato a Tesla una cifra stimata di 500 milioni di euro per far calcolare la media di emissioni insieme a Tesla.
Pratica già effettuata dal gruppo negli Stati Uniti con Toyota. Questo fenomeno, definito pooling, è parecchio discutibile poiché non mette le case automobilistiche in condizione di sviluppare tecnologie per rendere le emissioni di CO2 dei propri modelli più bassa. Risulta però inferiore alla cifra di 2 miliardi di euro che il gruppo FCA dovrebbe pagare per le sanzioni. FCA è infatti il gruppo europeo con le maggiori emissioni di CO2. Ecco spiegati modelli come la Wrangler ibrida plug-in.