Nell’ottica dell’accensione del motore vi sono strumenti che ricoprono un importanza determinante.
Uno di questi è la bobina d’accensione.
La bobina d’accensione è un trasformatore, all’interno di un motore a combustione interna. Permette la generazione di una differenza di potenziale che induce delle scariche elettriche attraverso le candele. La bobina nei motori ad accensione comandata è estremamente necessaria, poiché ne garantisce oltre che l’avviamento anche il funzionamento.
La forma delle bobine generalmente è cilindrica, realizzate esternamente in materiale isolante. Sono fatte o a bagno d’olio o in resina, ed all’interno presentano due avvolgimenti (primario e secondario) formati da un numero di spire nell’ordine delle centinaia che formano l’autotrasformatore innalzatore di tensione.
Presentano due morsetti di collegamento: il positivo (alimentazione) e la massa.
Il compito della bobina d’accensione è quello di innalzare la tensione in entrata della dinamo, dalla batteria o dalla centralina, fino a portarla al giusto livello( solitamente 5KV fino a 30 KV, ma si può arrivare anche a 50 KV, tutto ciò durante il funzionamento del motore), per fare in modo che ai due elettrodi della candela si crei la scintilla.
Creare un impianto in grado di sopportare la tensione sarebbe impossibile, da qui e per questo motivo si utilizza la bobina. Quindi nel resto dei componenti la tensione è di 6 V, 12 V o 24V (negli impianti che utilizzano la batteria) e solo in uscita dalla bobina raggiunge elevata tensione, mentre in altri impianti, come nelle accensioni CDI (capacitor discharge ignition), nelle quali non si utilizza la batteria, ma un generatore, il quale generalmente genera 50 V, con i sistemi CDI si può avere un ingresso di 400 V.
E’ la bobina a causare la scarica all’interno di entrambe le candele e nello stesso momento. Una di queste innescherà lo scoppio. I cavi d’accensione utilizzati sono resistivi o muniti di resistenza Ballast dato che altrimenti si rischia il surriscaldamento della bobina d’accensione.